L’ipovisione può essere provocata da molte patologie oculari che non consentono la correzione con i consueti dispositivi come lenti correttive o lenti a contatto, ne guaribile tramite terapia medica o chirurgica.

In questi casi la riabilitazione visiva è determinante per il mantenimento della potenzialità visiva residua e per la sua ottimizzazione, come nel caso di deficit visivo provocato da:

maculopatia senile
retinopatia diabetica
retinopatia pigmentosa
cataratta evolutiva non operabile
distacco della retina non più operabile
atrofia ottica dovuta al glaucoma
leucomi corneali non operabili
nistagmo.

La prima fase è volta all’analisi delle richieste e dei bisogni del paziente, non trascurando l’aspetto psicologico legato al deficit visivo. Più figure professionali come l’oculista, l’ortottista, il tecnico dell’orientamento della mobilità e lo psicologo convergono con le loro competenze specialistiche in questa importante terapia di rieducazione visiva.

Il medico oculista dopo aver eseguito gli esami diagnostici che consentono la valutazione del deficit e di poterlo quantificare, stabilisce il trattamento idoneo e personalizzato che la patologia del soggetto richiede.

 

BIOFEEDBACK E MICROPERIMETRIA

La riabilitazione visiva prevede una vera e propria ginnastica visiva (metodo Bates) con la quale si insegna al paziente come ottenere il miglior visus dai suoi occhi. Prevalentemente si utilizza una stimolazione visiva che viene praticata con il microperimetro, uno strumento d’indagine diagnostica che permette di creare una precisa mappa della sensibilità retinica e in particolare della macula, l’area dedicata alla visione centrale.

Con varie sedute di microperimetria, guidate da stimoli sonori e visivi, si intercettano quelle zone retiniche più sensibili dette PRL (Preferred Retinal Locus), adatte a sostituire la visione centrale compromessa.

A questo punto, con un adeguato addestramento, il paziente impara a vedere in modo “diverso” grazie al Biofeedback, la tecnica che insegna a controllare quei fenomeni fisiologici che normalmente sfuggono al controllo volontario, potendo così sfruttare al meglio le zone retiniche ancora funzionanti e apprendere inoltre come utilizzare al meglio gli ausili ottici per l’ipovisione.